Si profila un avvio all’insegna dell’incertezza per le Borse europee, dopo i rialzi della vigilia e nonostante i record registrati ieri sera da Wall Street, con l’S&P 500 che per la prima volta sopra i 5.300 punti e il Nasdaq Composite che ha aggiornato, per il secondo giorno di fila, i massimi storici. Il future sull’Eurostoxx cede lo 0,12%, quello sul Ftse Mib oscilla sulla parità. La vigilia a dare slancio ieri ai listini europei e poi alla Borsa Usa sono stati i dati sull’inflazione, che hanno riaperto il dibattito sulle future mosse della Federal Reserve.
L’indice dei prezzi al consumo negli States ad aprile è infatti aumentato dello 0,3% su base mensile e del 3,4% su base annua, rallentando il passo rispettivamente dallo 0,4% e dal 3,5% di marzo. Secondo gli economisti, a questo punto, entro fine anno il costo del denaro calerà dello 0,5%, forse grazie a due tagli. Negli States oggi sono in arrivo numerosi dati: i prezzi all’importazione di aprile, i nuovi cantieri e permessi edilizi di aprile, l’indice manifatturiero della Fed di Philadelphia di maggio, le richieste settimanali dei sussidi di disoccupazione e la produzione industriale di aprile. Intanto sia in Europa, sia negli States va avanti la stagione delle trimestrali.
A Milano gli occhi saranno puntati su Eni, dopo che il Tesoro ha perfezionata la cessione del 2,8% del capitale sociale attraverso un «Accelerated book building – Abb» riservato a investitori qualificati in Italia e investitori istituzionali esteri. I titoli sono stati piazzati a 14,855 euro per un controvalore complessivo pari a circa 1,4 miliardi di euro. Il corrispettivo incorpora uno sconto pari al 1,7% rispetto al prezzo di chiusura di ieri. A seguito dell’operazione, la partecipazione detenuta dal Mef nella società scenderà da circa il 4,8% a circa il 2% del capitale sociale. Potrebbe registrare variazioni anche Snam, dopo la comunicazione della trimestrale chiusa con un utile netto adjusted pari a 335 milioni di euro, in crescita dell’11,3% rispetto allo stesso periodo del 2023.
Sul valutario, l’euro è fermo sul dollaro a 1,087 (1,087 anche la chiusura della vigilia). La moneta unica vale anche 167,74 yen (168,35), mentre il dollaro/yen è a 154,23 (154,85), dopo che è emerso che nel primo trimestre 2024 il pil del Giappone ha registrato un calo dello 0,5% rispetto al trimestre precedente, registrando una performance peggiore delle attese. È in lieve rialzo il petrolio, nonostante ieri l’Aie abbia tagliato le previsioni sulla domanda nel 2024. Il Wti giugno è scambiato a 78,95 dollari (+0,41%) e il Brent luglio a 83 (+0,29%). È quasi fermo il valore del gas naturale, che ad Amsterdam è scambiato a 29,59 euro al MWh (-0,38%).
Chiusura in rialzo per la Borsa di Tokyo, trascinata in territorio positivo dal raffreddamento dell’inflazione americana. L’indice Nikkei ha guadagnato l’1,4% a 38.920,26 punti. Hong Kong parte con solidi guadagni, in scia all’inflazione Usa scesa al 3,4% ad aprile (dal 3,5% di marzo) alimentando le attese di un taglio dei tassi americani da parte della Federal Reserve: l’indice Hang Seng sale dello 0,99%, a 19.262,79 punti. Anche le piazze cinesi aprono la seduta in territorio positivo: l’indice Composite di Shanghai segna un rialzo dello 0,20%, a 3.126,20 punti, mentre quello di Shenzhen sale dello 0,39%, a quota 1.766,37.
A livello congiunturale si segnala che, secondo una prima stima pubblicata oggi, il Prodotto interno lordo del Giappone è diminuito dello 0,5% nel primo trimestre del 2024 rispetto a tre mesi precedenti, penalizzato in particolare dalle esportazioni e dai consumi privati del Paese asiatico. La contrazione è più forte del previsto, con gli economisti che contavano su un leggero calo dello 0,3%. Anche la crescita del Pil del Sol levante nel quarto trimestre del 2023 è stata rivista oggi in ribasso allo 0% (+0,1% in precedenza).
La strategia di Seatrium di aumentare il profilo di investimento della società statale di Singapore attraverso un consolidamento azionario ha ricevuto un duro colpo ieri, quando il titolo è crollato bruscamente in seguito alla sua rimozione dall’indice Msci attentamente monitorato. La società offshore e marittima ha perso l’11,7%, con 74,5 milioni di azioni passate di mano. Msci ha rimosso anche City Developments Limited (Cdl), Jardine Cycle & Carriage, Mapletree Logistics Trust (Mlt) e Mapletree Pan Asia Commercial Trust (Mpact). Tutte sono crollate durante la giornata di ieri: Cdl -2,2% a 5,80 dollari, Jardine C&C -4,3% a 26,81, Mlt -3,7% a 1,31 e Mpact -1,6% a 1,22 dollari.
Fonte notizia: Il Sole 24 ore