15 paesi dell’Asia-Pacifico, tra cui Giappone, Cina e i 10 membri dell’ASEAN, il 15 novembre hanno firmato la “Regional Comprehensive Economic Partnership” – un accordo commerciale regionale volto a ridurre le tariffe e a stabilire, tra l’altro, regole comuni in settori come l’e-commerce e la proprietà intellettuale. La RCEP – che include anche Australia, Nuova Zelanda e Corea del Sud – creerà la più grande zona di libero scambio dell’Asia. Si tratterà, inoltre, del primo accordo commerciale del Giappone sia con la Cina, il suo più grande partner commerciale, che con la Corea del Sud.
I sostenitori del patto commerciale, che riguarda 2,2 miliardi di persone con un PIL combinato di 26.200 miliardi di dollari, affermano che esso servirà a rafforzare le economie indebolite dalla pandemia riducendo le tariffe, rafforzando le catene di approvvigionamento con norme di origine comuni e codificando nuove regole sull’e-commerce.
La portata delle misure legate alla RCEP dovrebbe essere, tuttavia, significativamente inferiore a quella derivata dalla TPP (Trans-Pacific Partnership) e dall’EPA, l’accordo di partenariato economico firmato tra Giappone e Unione Europea. La RCEP eliminerà, infatti, le tariffe sul 91% delle merci rispetto al 99,9% del TPP aggiornato. Nello specifico, il Giappone eliminerà il 61% delle tariffe sulle importazioni agricole da nazioni ASEAN, Australia e Nuova Zelanda, il 56% per quelle dalla Cina e il 49% per quelle dalla Corea del Sud, mantenendo le tariffe su cinque categorie di prodotti – riso, grano, prodotti lattiero-caseari, zucchero e carne bovina e suina – per proteggere gli agricoltori nazionali. Gli altri Paesi taglieranno invece il 91,5% delle tariffe sulle esportazioni industriali giapponesi.
Fonte notizia: JAPAN TIMES