Il governo giapponese sta valutando la possibilità di estrarre terre rare dal fango dei fondali marini a 6.000 metri di profondità. L’approvvigionamento nazionale di queste risorse minerarie, essenziali per la produzione di dispositivi elettronici, è importante affinché il Paese possa ridurre la sua dipendenza dalle importazioni dalle quali al momento dipende quasi interamente (il 60% dalla Cina).Nel 2012 sono stati trovati fanghi di terre rare nei fondali marini della zona economica esclusiva intorno all’isola di Minami-Torishima, nell’arcipelago Ogasawara a sud di Tokyo. Nel corso del prossimo anno fiscale, il governo darà il via ad uno studio sulle tecnologie da utilizzare per l’estrazione delle risorse. Entro cinque anni si procederà ad un’estrazione esplorativa, per determinare metodi efficaci per l’estrazione delle terre rare. Tra i vari obiettivi quello di spianare la strada per permettere alle imprese private di entrare nel settore a partire dal 2028.L’estrazione esplorativa si avvarrà di una tecnologia, che consente di aspirare una grande quantità di fango dai fondali marini, testata con successo al largo della costa della Prefettura di Ibaraki all’inizio del 2022. L’obiettivo è di estrarre 350 tonnellate al giorno. Terre rare è il termine collettivo per 17 elementi chimici, tra cui scandio e ittrio. Una diminuzione dell’offerta di queste risorse ostacolerebbe la produzione di oggetti come smartphone, computer e automobili di nuova generazione. (ICE TOKYO)
Fonte notizia: Yomiuri Shimbun