La baia di Tokyo e’ diventata un banco di prova per l’energia solare offshore in Giappone, visto che la crescente domanda di energie rinnovabili e la carenza di terreni spingono le aziende a tentare di produrre energia in mare.
In aprile, la Sumitomo Mitsui Construction (SMC) ha completato l’installazione del primo parco solare offshore giapponese costruito per uso commerciale. A maggio, l’impianto è stato collegato ad un cavo sottomarino e ha iniziato a trasmettere energia a terra.
Il progetto è caratterizzato da un sistema galleggiante brevettato e sviluppato da SMC e suddiviso in quattro riquadri, ognuno dei quali ospita pannelli da 50 kilowatt rivolti in direzioni diverse. SMC intende espandere la capacità dell’impianto fino a 1 megawatt, prevedendo il raggiungimento dell’operatività commerciale.
L’azienda ha esperienza di parchi solari galleggianti in contesti diversi dal mare. Il suo sistema galleggiante, realizzato con materiali leggeri, è stato progettato per essere facile da assemblare senza la necessità di macchinari pesanti.
I parchi solari offshore devono affrontare problematiche quali la variazione del livello dell’acqua dovuta al mare mosso e i danni causati dalla salsedine e la SMC sta testando varie contromisure ad hoc.
L’azienda prevede di decuplicare la propria capacità produttive di energia rinnovabile entro il 2030, raggiungendo i 150 MW (equivalenti a circa 30.000 pannelli solari domestici), con particolare attenzione al solare galleggiante. Tra aprile 2022 e marzo 2031, il governo giapponese conta di incrementare fino al 70% la capacità di generazione solare. Ciò richiederebbe almeno 5 gigawatt di nuova capacità all’anno, per i quali un Paese montuoso come il Giappone ha poco spazio sulla terraferma. Da notare che il Giappone detiene già una capacità solare per chilometro quadrato di terreno pianeggiante di 10 o più volte superiore a quella della Cina o dei Paesi europei. (ICE TOKYO)
Fonte notizia: NIKKEI ASIAN REVIEW