Il Ministero dell’Economia, del Commercio e dell’Industria ha selezionato sette siti, in Giappone e all’estero, per la realizzazione di progetti modello volti a commercializzare la cattura e lo stoccaggio del carbonio, o CCS. Il governo giapponese intende stabilire un modello commerciale per la CCS e fornirà il supporto necessario ai progetti in quell’ambito a partire dall’anno fiscale in corso.La CCS, un insieme di tecnologie utilizzate per catturare la CO2 e nella maggior parte dei casi stoccarla nel sottosuolo, consente di ridurre le emissioni di CO2 e potrebbe avere un ruolo decisivo nella lotta al riscaldamento globale.Cinque dei sette siti selezionati si trovano in Giappone – al largo delle coste delle isole di Kyushu e Hokkaido, nell’area del Tohoku, nella Prefettura di Niigata e nell’area metropolitana di Tokyo – e due all’estero, nelle acque al largo della Malesia e nella regione oceanica. Tutti i progetti sono guidati da aziende giapponesi e si propongono di catturare la CO2 emessa da centrali termoelettriche e raffinerie di petrolio e trasportarla via nave o tramite un oleodotto ai siti di stoccaggio.Sebbene la tecnologia CCS sia stata adottata all’estero gia’ a partire dagli Anni ’90, in Giappone è ancora in fase sperimentale a causa degli ingenti costi iniziali, che ammontano a diverse decine di miliardi di Yen.Ad aprile, con l’obiettivo di accelerare la commercializzazione della CCS in Giappone, il Ministero dell’Industria ha sollecitato pubblicamente la creazione di progetti modello che potranno ottenere il sostegno del governo. Il Giappone ha fissato l’obiettivo di stoccare nel sottosuolo 6-12 milioni di tonnellate di CO2 all’anno entro il 2030. Se i sette siti diventassero operativi, nell’anno fiscale 2030 potrebbero venire stoccate circa 13 milioni di tonnellate di CO2, pari ad oltre l’1% delle emissioni annuali di CO2 del Giappone. (ICE TOKYO)
Fonte notizia: The Japan News