Piergiorgio Pescali, Tokyo venerdì 4 dicembre 2020 Grazie allo studio dei dati raccolti sull’asteroide Ryugyu riusciremo a capire meglio il ruolo avuto dai minerali, dai componenti organici e dall’acqua nella formazione della Terra.
Dopo aver raggiunto la meta il 27 giugno 2018, Hayabusa 2 ha effettuato per un anno e mezzo rilevazioni spettrometriche e ottiche del corpo celeste, compiendo anche due atterraggi sulla sua superficie (il primo il 22 febbraio e il secondo l’11 luglio 2019) per prelevare materiale da riportare sulla Terra. Mentre il primo campione è stato prelevato dallo strato superficiale, il secondo ha raccolto materiale ad un metro di profondità dopo aver fatto esplodere una carica da 4,7 kg di esplosivo plastico lanciata dalla sonda con un impattatore di rame (il rame è stato utilizzato per poter distinguere eventuali impurezze estranee che potrebbero essere presenti nel campione).
La ripartenza verso casa è avvenuta il 13 novembre 2019 e l’enorme distanza è stata coperta in poco più di un anno grazie ai propulsori ionici che usano xeno come propellente che hanno permesso di far volare Falco pellegrino alla velocità di 30 chilometri al secondo. ….. continua a leggere
Fonte: https://www.avvenire.it/
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