Tokyo, entrano in fase operativa i programmi del Business group
Il Sole 24 Ore 24 ottobre 1991
Dal nostro corrispondente Guido Busetto
Tokyo – Il Business group entra nel terzo anno di attività e punta alla concretezza. Nella riunione plenaria annuale di Tokyo tenutasi mercoledì, e ieri nella capitale nipponica, sono stati esaminati quattro progetti, entrando nel dettaglio della loro esecuzione.
Al contempo il Mediocredito centrale ha annunciato che in tempi brevi farà un accordo con la Export-Import Bank of Japan per il finanziamento congiunto in Paesi terzi su progetti di comune interesse per l’industria dei rispettivi Paesi.
Il Business group, un organismo voluto dall’allora ministro per il Commercio Estero, Renato Ruggiero, ha come presidente di parte italiana Umberto Agnelli, vicepresidente della fiat e per parte giapponese Yoshitoki Chino, presidente della Daiwa securities, numero due della Borsa nipponica. Raccoglie il meglio dell’industria e della finanza dei due Paesi.
I progetti che partiranno dopo gli incontri dei giorni scorsi nella capitale nipponica prevedono uno scambio di giovani manager (inizialmente cinque, in seguito 10 l’anno da entrambe le parti), ognuno dei quali passerà un mese in un’azienda simile dell’altro Paese. L’anno prossimo partirà anche un programma per manager più anziani di livello superiore. In entrambi i casi i rispettivi Governi, attraverso l’organizzazione del Business group, si faranno carico di parte delle spese. Si è poi deciso di integrare le banche dati in uso in Italia, sopratto quella dell’Ice, con quella di Jetro, il corrispondente giapponese dell’Istituto italiano per il commercio estero.
Sempre nell’ambito del Business group si sono poi creati due gruppi di studio uno italiano e l’altro giapponese, per identificare gli impedimenti alla penetrazione commerciale o gli investimenti industriali nei rispettivi Paesi. Nel caso del Giappone la lista è lunga lo ha ricordato Umberto Agnelli, e va dalle regole amministrative discriminanti nei confronti del prodotto straniero a un sistema distributivo con troppi passaggi che penalizza il prodotto nel suo prezzo finale al consumatore.
Quanto agli investimenti, il loro altissimo costo li rende difficilmente giustificabili, ha detto Umberto Agnelli, e rappresenta un meccanismo di difesa. Anche l’italia ha i suoi scheletri nell’armadio: da una serie di barriere doganali, al cattivo funzionamento dei servizi che ha scoraggiato l’industria del Sol Levante ad arrivare in forze.
Tornando all’accordo tra Mediocredito ed Export-Import bank of Japan, un gruppo di studio ha identificato progetti e aree d’interesse prioritario. “Per l’Italia è di interesse primario la cooperazione nipponica nel Sud Est asiativo – ha detto Agnelli – ma possiamo aiutare il Giappone nei Paesi dell’Est e in Unione Sovietica”.
Secondo Agnelli il processo sarà lungo: “ci vorrà molto tempo, forse più di una generazione, prima che questi Paesi possano diventare partner commerciali a tutti gli effetti dell’Occidente”. Chino si è detto entusiasta dell’accordo.
Agnelli, infine, ha fatto riferimento all’auto e all’accordo firmato tra Giappone e Cee lo scorso luglio, sottolineando che lo spirito dell’accordo prevede un periodo di transizione affinchè l’industria europea riacquisti margini di competitività; “tale spirito dovrebbe riflettersi sull’intera penetrazione dell’auto giapponese in Europa”, che comprende le esportazioni nette e la produzione di fabbriche nipponiche in territorio europeo.
Rassegna stampa:
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